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August 2020, Sunday 9
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Formula 1 e tabacco: la Formula 1 un tempo era uno dei massimi palcoscenici pubblicitari mondiali per l’industria delle sigarette.
Con lucrosi contratti , negli anni ’80, ’90 e inizio 2000, era possibile colorare un’auto e renderla sufficientemente iconica attraverso lunghe sponsorizzazioni.
Ferrari, McLaren, Williams, Renault, Minardi, Jordan, Benetton, Bar, Tyrrell, Ligier, Lotus, Arrows… quasi tutti i team ci sono passati.
Poi sono arrivati i divieti globali e c’è stata una forte riduzione nell’investimento, ma grazie ad alcuni stratagemmi due compagnie continuano a versare soldi ai team.
Questo, e non solo, e quanto emerge dal rapporto Driving Addiction: F1 and Tobacco Advertising .
Il report è stato co-realizzato da STOP (una partnership tra il gruppo di ricerca sul controllo del tabacco presso l’Università di Bath, il Global Center for Good Governance in Tobacco Control, The Union e Vital Strategies, con finanziamenti per 20 milioni di dollari USA per l’avvio della partnership da Bloomberg Philanthropies.) e Formula Money ( azienda di riferimento nel settore sello sponsorizzazioni in F1 )
Philip Morris International (PMI) e British American Tobacco (BAT) hanno speso quasi $ 100 milioni nel 2019 e spenderanno $ 115 milioni nella stagione 2020 per colpire i 500 milioni di fan globali della F1.
Lo sport ha la seconda percentuale più alta di fan di età inferiore ai 25 anni rispetto a tutti i campionati sportivi mondiali.
n particolare si nota come oggi Philip Morris e BAT sponsorizzino non sigarette, ma comunque prodotti che contengono tabacco; ovviamente senza citare il nome degli stessi e affidandosi a slogan (‘A Better Tomorrow‘) o loghi che li richiamano lontanamente.
L’esposizione di Philip Morris nel 2019 sarebbe valsa oltre 150 milioni di dollari (un guadagno che ha ripagato una spesa di circa la metà), quella di BAT 27,6 milioni.
Il rapporto sottolinea che, dopo la volontà di porre fine alla pubblicità del tabacco sui circuiti di Formula 1 da parte dell’International Automobile Federation nel 2003 e della convenzione dell’OMS nel 2009 che chiedeva il divieto di tale pubblicità, le compagnie del tabacco stanno aggirando regolamenti.
Il rischio è che questa elusione della legge da parte dei giganti del tabacco serva da pretesto per un inasprimento delle norme sui “prodotti a rischio ridotto” , compreso il vaping, che tuttavia non ha nulla a che fare con questa storia.
