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Come si ottiene un aroma organico: le estrazioni a freddo
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Come si ottiene un aroma organico: le estrazioni a freddo Una delle categorie di eliquids più consumate e apprezzate dai vapers, è, senza dubbio, quella dei naturali, chiamati comunemente organici. Si tratta di liquidi per sigaretta elettronica ottenuti partendo da degli aromi che, a differenza dei naturali identici, sono ricavati da materie prime biologiche.\r\n\r\nIn Italia abbiamo la fortuna di avere un settore che, negli anni, si è sempre più specializzato nella realizzazione di eliquids organici al tabacco. Proprio così, quando si sente parlare di aromi naturali, il più delle volte si allude a liquidi che contengono al loro interno aromi estratti direttamente da foglie di vero tabacco. Ecco, dunque, che sempre più spesso udiamo di estrazioni, macerazioni, mixture dai procedimenti realizzativi complessi, idrolati ecce cc.\r\n\r\nLa fortuna degli organici è probabilmente legata alla fedeltà del sapore che riescono a restituire in fase di svapata. Ovviamente tra il tabacco combusto e quello vaporizzato ci sono delle notevoli differenze (una su tutte, quella legata alla combustione, che palesemente non può avvenire su di una e-cig…) ma è altrettanto vero che le sensazioni che regala una bella svapata di tabacco organico, sono spesso molto più veritiere di quelle che si provano con la maggior parte dei liquidi natural-identici (anche se ci sono delle eccezioni!).\r\n\r\nSono sicuro che la maggior parte dei vaper si concentri sul sapore e sulle sensazioni che un eliquids riesce a regalargli ma, al contempo, sono in egual modo certo che esistano anche alcuni che desiderino far chiarezza nell’intricatissimo mondo dei procedimenti estrattivi. Sappiate che il risultato finale di un liquido per sigaretta elettronica non solo dipende dagli aromi utilizzati nella ricetta, ma anche dal metodo estrattivo con cui sono ricavati. Avete capito bene, la stessa foglia di tabacco, appartenente ovviamente alla solita specie, cambia il suo sapore, in fase di evaporizzazione, a seconda del tipo di procedimento estrattivo che è stato seguito. \r\n\r\nUno dei più utilizzati è senza dubbio quello dell’estrazione a freddo che, in realtà, altro non è che una macro categoria la quale comprende, nei suoi sottoinsiemi, tecniche piuttosto differenti tra loro. Tra queste si annoverano la macerazione, la percolazione, la spremitura e quella ultrasonica.\r\n\r\nPer essere davvero precisi è importante sottolineare che il risultato finale non è influenzato solamente dalla presenza o meno di calore (da qui la differenza tra estrazioni a freddo e caldo). Anche tra i vari sistemi a freddo esistono notevoli differenze, e queste consistono, nello specifico, nel tipo di molecole che si riesce ad estrarre dalla matrice organica. Chiunque abbia un minimo di formazione chimica,( certamente non io  ) saprà che le molecole non hanno tutte le stesse caratteristiche. Alcune, infatti, sono piuttosto “delicate”, e tendono a raggiungere più velocemente di altre lo stato aeriforme. Queste sono le così dette “molecole volatili”, ovvero quelle più sensibili a determinate condizioni quali pressione e temperatura. Quest’ultime, infatti, hanno la caratteristica di evaporare prima delle altre durante il processo estrattivo e, di conseguenza, vengono perdute. Partendo dal presupposto che un sapore è dato dall’insieme delle molecole che formano il composto liquido che vaporizziamo, è pacifico ritenere che processi estrattivi che riescano a cogliere anche le molecole più volatili, producano un aroma differente rispetto ad un altro procedimento. \r\n\r\nLa spremitura\r\n\r\nUno degli esempi più semplici e diretti di estrazione a freddo è fornito dalla tecnica della spremitura. Quest’ultimo è, molto banalmente, un processo meccanico che consiste nel sottoporre la matrice organica ad una compressione costante, provocando la fuoriuscita di una sorta di “olio”, ricco di aroma molto molto concentrato. \r\n\r\nAnche tra i metodi di spremitura esistono però delle differenze e, dal momento che si tratta di una procedura meccanica, queste consistono, il più delle volte, nell’uso di strumentazioni più o meno precise. Una delle più diffuse si serve di una vita coclea, o “vite di Archimede”, usata per pressare fino quasi a macinare il composto vegetale inserito nella macchina. Solitamente la fase di compressione è strettamente controllata, ed eseguita ad un numero di giri molto basso. Evitando di far girare la vite troppo velocemente si scongiura, infatti, il rischio di produrre una quantità di calore troppo elevata che, quasi certamente, comporterebbe l’evaporizzazione, e quindi la perdita, delle molecole più volatili. \r\n\r\nUn’altra delle differenze che vanno ad influenzare in modo importante il risultato finale, consiste nella materia prima. Non si parla, ovviamente solo della varietà… A seconda del tipo di aroma che si vuole ottenere, alcuni produttori scelgono di sottoporre a spremitura lotti interi di foglie di tabacco mentre altri, al contrario, preferiscono estrarre il composto direttamente dai semi. Inutile dire che i risultati che si ottengono sono estremamente diversi.

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By Tony Milanese www.burbas.it.it
Tony è un esperto aromatiere che ha dedicato la sua carriera allo sviluppo di aromi innovativi per le sigarette elettroniche. Con la sua creatività e conoscenza, crea profili aromatici unici che soddisfano i gusti degli appassionati di svapo.
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